#WhatsAbstract: La dimensione parallela di CinTuron Negro

Abbiamo incontrato Daniele, in arte CinTuron Negro, della label Barbatruco Producciones (Santiago, Cile), in un pomeriggio d’ estate, durante una jam al parco della Montagnola (Bologna), mentre ai piatti il mitico Dj Lugi suonava un po’ di funk per i b-boys.

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Daniele, Cileno nato a Parma, è uno dei producer che più ha catturato la nostra attenzione nell’ ultimo periodo, così abbiamo approfittato del suo momentaneo ritorno in Emilia, per fargli qualche domanda e discutere un po’ di musica…

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Come nasce CinTuron Negro? Raccontaci come ti sei avvicinato alla musica ed in particolare al beatmaking.

Innanzitutto grazie per esserti preso il tempo di sapere un po di più su questo progetto…

Cinturon Negro nasce nella voglia di fare qualcosa di tipo Hip Hop, che da piccolo mi è sempre piaciuto, direi dai 10 anni in sù. Il primo approccio alla musica è stato naturale, perché mia mamma amava ascoltare musica, anche se non suonava nessuno strumento (a volte cantava ma niente di serio) e da parte della sua famiglia ci sono molti musicisti autodidatti (io veramente non ho mai avuto contatto con loro, perché vivevano in Cile ed io in Italia). La musica era sempre presente ed il mio primo strumento è stata una chitarra (questo ai 13-14 anni), però, pensandoci, da piccolo son stato sempre molto attratto da tutto ciò che producesse un suono; ho avuto pure una piccola radio-cassetta ed un giradischi (avevo forse 4 o 5 anni), ed un giorno arrivò a casa pure una tastiera Casio SK-1, che è stata una delle prime che ti lasciava campionare per pochi secondi (e che ho ancora!).

Nel caso specifico del beatmaking direi che da quando più o meno ho ascoltato le strumentali di certi producer come Dj Premier, Pete Rock,e anche gli “Special Herbs” di Mf Doom (che non avevo mai sentito senza il rap) mi sono accorto che una delle cose che mi piaceva del Hip Hop era precisamente questo, cioè la musica, il beat, e anche quello che facevano i Dj come Grandmaster Flash e più avanti la gente di X-Ecutioners, Mix Master Mike, Bullet Proof, Space Travellers ecc ecc. In questo tempo anche un’ influenza importante riguardante a la nascita di Cinturon Negro sono stati i film di Blaxploitation come Superfly, Blacula, Black Belt Jones, Dolemite/The Human Tornado, Sweet Sweetbacks Baadasssss Song (anche perché la musica era quasi sempre incredibile!).

Quali sono gli artisti ed i generi che ti hanno maggiormente influenzato nel tuo percorso?

Allora… partiamo dai generi, che sono tanti, perché non son mai stato di quelli che ascoltano tutta la vita una sola cosa, però si potrebbe dire che quelli più importanti vanno dal Punk/Hardcore al Jazz, Funk, Soul, Blues, la musica di avanguardia, l’ Hip Hop, l’industriale e l’ elettronica, sopratutto quella più sperimentale, e la world music.
Degli artisti protei nominare i Public Enemy, Run Dmc, Crass, Black Flag, Art Ensemble of Chicago, A Tribe Called Quest, John Coltrane, John Zorn, The Residents, Dj Premier, Pete Rock, Throbbing Gristle, X-Ecutioners, Beastie Boys, Fela Kuti, Negativland, Eric Dolphy , Dj Shadow, Dj Spooky (concludo cosÌ se no non finiamo mai…).

Come nasce la tua label e da dove viene il nome Barbatruco Producciones?

Barbatruco È nato soppratutto come uno scherzo, nel mio primo progetto che ho fatto con un amico. Eravamo due, ed eravamo abbastanza non-popolari, sia nell’ ambito musicale (era un mix fra musica industriale, improvisazzione, beat, noise e riferimenti al non-sense) che nel ambito sociale (avevamo fortuna che una persona che ci invitava spesso a suonare era un amico, e che in quel tempo non c’erano tanti gruppi diciamo “strani” nell’ underground di Santiago). Allora abbiamo deciso di inventare il nome della nostra “production company”, cioè dove c’è la gente che ti fa i video, la sceneggiatura, guardaspalle e tutto, ma che era tutto falso (e anche esagerato),e inventavamo nomi e persone false che si occupavano di questa roba: loro erano “Barbatruco Producciones” ,che eravamo noi che facevamo tutto questo.

Dopo un po’ di tempo che il progetto è finito io ho deciso di continuare usando questo nome, anche perché il mio amico aveva già la sua Netlabel, e l’ho cominciato ad usare per riunire tutti i progetti che avevo, o che stavo facendo in quel momento.

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Da cosa è composto il tuo setup per la produzione?

Il setup È composto da un mix di cose, fra cui Ableton Live, la Sp-555 della Roland, Korg Microsampler, Microgranny, giradischi e altri campionatori che uso, dipendende dal momento e dalle idee

Le tue release sono spesso accompagnate da video editati da te. Pensi che associare immagini alla musica, eseguendo un digging video parallelo a quello dei suoni, ti dia modo di esprimere ancor più il tuo mood?

Si ,e certamente! Io dal primo progetto che ho realizzato ho sempre immaginato di avere delle visual nelle mie presentazioni. Secondo me quando uno suona nell’ ambito di musica elettronica è un po’ “morto” a livello scenico, non come nel rock o in altri generi dove quasi sempre c’è un certo movimento sul palco. Il video è un buon accompagnatore e ti aiuta a spiegare o far vedere più cose rispetto al solo suono. Poi le influenze di tipo audio-visivo sono importantissime nel mio lavoro (come la letteratura, per esempio) perché costantemente ci sono certi lavori che faccio che son basati direttamente su un film, un telefilm, la televisione, cartoni animati ecc.

Hai vissuto gran parte delle tua vita in Cile, pur essendo nato a Parma. E’ una nazione che ci incuriosisce molto, ma di cui conosciamo poco. Com’è la scena in Cile e quali sono le principali differenze, musicali e non, con l’ Italia?

Allora, la scena Hip Hop del Cile ha molti anni di vita. All’ inizio era piuttosto concentrata in tematiche politiche/sociali (l’epoca di Pinochet e post-Pinochet), ma con il tempo è cambiata molto e si è fatta più popolare (specialmente dagli anni 93/94 in poi ) e molta gente la segue. È anche molto rispettata dagli altri paesi dell’ America del Sud, ma personalmente non mi sento coinvolto, perché in generale la gente che ho conosciuto o che ho visto non mi piace tanto musicalmente. Ce n’ è di roba buona si, ma è anche una scena molto chiusa, rigida e tradizionalista, un pò com’è propio la società Cilena, una società che non vede di buon occhio le novità, le differenze e le opzioni diverse da quelle comuni (ho visto sin dall’ inizio che i Cileni in generale si manifestano sopratutto in gruppo, come uno strano senso di comunità, nel bene e nel male, e non guardano bene a la gente che ha un senso individualista ed indipendente). Ora la scena sta aprendo un pò le porte al “genere” lo-fi per esempio, ma anche questo succede perché è molto di moda e si ascolta in quasi tutto il mondo. Della scena del beatmaking non potrei dire molto anche perché, secondo me, non esiste. Ci sono gruppi isolati di gente che fanno cose, ma sempre con gli amici, non si riuniscono mai insieme a fare qualcosa in gruppo (o con gente che non conoscono) perché quasi sempre sono più preoccupati di “leccare il culo” al beatmaker del momento e cercare di farsi integrare nel gruppo dei “prescelti” per esser invitato a suonar con il gruppetto di conoscenti della scena elettronica.

Le differenze culturali, sono tantissime. Io da quando ho conosciuto quel paese mi son reso conto di tantissime cose diverse che aveva (e che ancora ha) con l’Italia. È stato uno shock importante per me in quel momento. Poi ad 8-9 anni (l’età in cui mi sono trasferito in Cile) hai un concetto molto più ingenuo e certamente infantile delle cose. Mi è stato difficile comprendere molte cose finora.

Cosa ne pensi più in generale della beat-scene internazionale? Pensi che il fatto che il beatmaking negli ultimi anni sia diventato un vero e proprio “fenomeno” sia un bene oppure no?

Si, certament adesso (direi già da una decina d’anni) c’è una considerazione maggiore della scena internazionale rispetto ad anni fa, ma attenti, che quasi sempre dietro queste situazioni c’è qualcosa di business, non è una roba così spontanea, né romantica (almeno io la vedo così). Poi, anche proprio per questo, molte volte si genera uno schema di fare le cose in una certa forma… mi spiego: adesso che il lo-fi è tanto di moda, la gente per sentirsi parte di qualche cosa imitano per 1000 o 5000 volte la stessa formula che altri han fatto già parecchi anni prima; è un pò simile a la moda post-Dilla, cioè un sacco di gente che suona como ha suonato in qualche momento lui (J Dilla), e ne son quasi sicuro che se lui avesse ascoltato o visto cos’è successo con il suo “stile” dopo tanti anni, non gli sarebbe piacuto per niente. Vedo molta poca autenticità nella scena mondiale (tutto in gran parte per aver successo, esser ascoltati e prendere più like).

Ci sono anche moltissimi ragazzi/e che fanno roba originale, ma veramente son pochi. Vorrei ascoltare meno cazzate tipo “Lo-Fi beats for study” e imitatori di Nujabes/Knowledge/Ohbliv e ascoltare più Dakim là fuori (nel senso di qualcuno che vuole creare un suono e uno stile diverso e unico).

Con quale rapper ti piacerebbe lavorare?

Finora ho collaborato con uno solo nel 2010 (Neosofista, Cileno), abbiamo fatto un ep, ma veramente quasi mai i rapper si interessano per quello che faccio. Io direi che quello che faccio non è mai stato pensato per qualcuno che rappa, ma non si sa mai, secondo il mio parere un buon rapper dovrebbe saper rappare su qualsiasi tipo di beat.
Se devo scegliere a livello mondiale ti potrei dire: Jeremiah Jae, Zeroh, Doom, Gonjasufi, Del the Funky Homosapiens, Chuck D, Kool Keith, gli Antipop Consortium… (si, tutti nomi direi conosciuti, ma sono quelli che mi piacciono di più!)

Hai creato diverse connessioni, basti pensare al progetto “Maquinistas” con Polar o ad “Alphaspherical Beatscapes”, compilation di hip hop sperimentale che vede la partecipazione di producer da tutto il mondo. Quanto pensi sia importante collaborare con altri beatmaker ed in base a cosa scegli le persone da coinvolgere nei tuoi progetti?

Certo, è importantissimo secondo me collaborare, è una delle cose che più amo, fare progetti con altra gente. Per me è una forma di comunicazione, una forma di capirsi o cercar di capire un’ altra persona. Direi che uno impara sempre da tutti e tutto, allora per me è uno degli stimoli più importanti del fare musica: la collaborazione, la comunicazione e lo scambio di idee, con questo uno cresce, impara, ascolta e sbaglia.

Sopratutto scelgo gente perche mi piace quello che fanno e voglio condividere e saper di pi˙ del suo lavoro e delle sue influenze ,cerco originalit·,spontaneit·,apertura mentale,idee diverse,gente che voglia mettersi in gioco e non abbia paura di sperimentare.

Hai qualche nuovo progetto in cantiere?

Si, uno dei miei difetti/pregi e propio quello di mettermi a fare un sacco di progetti allo stesso tempo. Ho un release che dovrebbe uscire quest’anno su Nekubi Tapes e un altra già pronta, ma sto cercando qualche label per editarla. C’è anche un loop-mixtape pronto che abbiamo fatto con un beatmaker degli Stati Uniti e ci sarebbe anche una release pronta (Ep) con Ten-Headed Skeleton, rapper Vietnamita che vive in Los Angeles. Poi un remix che ho fatto a 8B, un musicista elettronico del Canada che uscirà in vinile doppio quest’anno. Sto lavorando anche a un progetto che sarebbe basato sulla televisione e musica italiana di film per un label di Los Angeles, questo sarebbe tutto quello che ricordo per ora.

https://www.youtube.com/user/molibento

https://barbatrucoproducciones.bandcamp.com